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Parte prima:
Le Schede
Introduzione alle Schede
Le cinque Schede che presentiamo illustrano alcuni scenari che potrebbero richiedere l’attivazione di forme di collaborazione con i servizi sociali o sociosanitari.
Comuni a tutte le situazioni presentate sono tre elementi: la volontà, condivisa dalla scuola e dai servizi sociali e sociosanitari del territorio, di seguire e prendersi carico delle situazioni di “rischio” in cui possono incorrere i minori; l’esigenza di condividere, nel rispetto dei diversi ruoli, i percorsi di presa incarico; la formalizzazione di un “interfaccia” operativo chiaro e flessibile su cui imperniare la comunicazione.
Cogliere i segnali prima che si manifesti il “pregiudizio”
Un ambiente scolastico che si ispiri ai diritti del bambino e dell’adolescente ha il compito di sostenere il singolo insegnante o il gruppo di docenti o il dirigente scolastico che, avendo percepito il malessere di un alunno, cerchi di impedire l’insorgere di una situazione di rischio o pregiudizio per il bambino o l’adolescente. È opportuno tuttavia chiarire che cosa si intende per “rischio” e “pregiudizio”.
Secondo le Linee Guida 2008 per i servizi sociali e sociosanitari del Veneto, “con il termine ‘pregiudizio’ si intende una condizione di particolare e grave disagio e/o disadattamento che può sfociare (rischio di pregiudizio) o è già sfociata (pregiudizio) in un danno effettivo per la salute psico-fisica del minore. Tale condizione, obiettiva e non transitoria, non assicura al bambino o al ragazzo i presupposti necessari per un idoneo sviluppo psico-evolutivo e un'idonea crescita fisica, affettiva, intellettuale e mentale. Possono costituire situazione di pregiudizio la grave trascuratezza, lo stato di abbandono, il maltrattamento fisico, psicologico o sessuale ad opera di un familiare o di altri soggetti, la grave e persistente conflittualità tra i coniugi”. Quando si riscontra che in una data situazione i fattori effettivi di pericolo prevalgono su quelli di sicurezza, in particolare quando la famiglia del minore appare in difficoltà, i servizi possono attuare interventi di protezione.
L’importante ruolo di un insegnante può consistere nel cogliere precocemente (quindi prima che si realizzi un “pregiudizio”) i segnali di rischio, condividerli con i colleghi e gli altri operatori della scuola e comunicarli a chi professionalmente opera nel campo della protezione e cura dei minori per progettare insieme in quale modo aiutare il bambino e/o il ragazzo interessato.
Condividere le proprie percezioni
Gli scenari che le Schede presentano sono pertanto scenari “normali”, in cui tuttavia l‘insegnante percepisce il possibile sorgere di un “rischio” per il benessere dell’alunno. Sono comunque riportate alcune indicazioni utili ad affrontare situazioni di particolare delicatezza o di disagio conclamato. Con le cinque Schede si intendono fornire ad insegnanti, dirigenti e in generale operatori scolastici osservazioni e suggerimenti metodologici su come attivarsi, in particolare nei riguardi dei servizi sociali e sociosanitari del territorio, per interpretare in modo corretto i segnali di un presunto rischio e scongiurare il pericolo di pregiudizio. Anche i servizi naturalmente hanno interesse ad attivare una buona comunicazione con la scuola, per evitare il ricorso a complessi e talvolta traumatici interventi di protezione o per migliorare l’efficacia dell’intervento intrapreso. L’azione nei confronti dell’alunno va insomma co-costruita tra i soggetti della scuola e dei servizi territoriali
Una scheda di accesso scuola-servizi
Scuole e servizi territoriali potrebbero mettere a punto e utilizzare sistematicamente, tenendo conto delle specifiche esigenze di ogni realtà locale, degli strumenti tecnici finalizzati a favorire la comunicazione reciproca. In molte aree del Veneto esistono già delle prassi consolidate in materia. Esse si concretizzano in una Scheda d’accesso, un interfaccia tra scuola e servizi.
In pratica, per scheda di accesso si intende un modulo, predisposto dal servizio competente in quel territorio, che raccoglie i dati essenziali e sufficienti a descrivere il minore che presenta profili di rischio più o meno rilevanti, nonché i dati essenziali relativi alla natura del problema (meglio se raccolti attraverso una serie di indicatori forniti dal servizio stesso) rispetto al quale la scuola chiede l'avvio di un percorso comune di lavoro e/o una specifica consulenza. Al fine di meglio raggiungere questi obiettivi si suggerisce che il modulo sia strutturato nel seguente modo:
- spazio per i dati del minore, compresi quelli anagrafici, se c'è il consenso informato della famiglia e/o degli esercenti la potestà, oppure omettendo le informazioni che permettono di identificare il minore, se detto consenso non c'è o non è opportuno acquisirlo;
- spazio dedicato alla descrizione del problema (può essere fatto riferimento alle tipologie abbozzate in questi Orientamenti);
- indicazione del referente scolastico (con i relativi recapiti) che il servizio può contattare per avviare il percorso e/o la consulenza richiesta;
- firma del dirigente scolastico che attesta l'ufficialità della richiesta inoltrata;
- presenza di tutti gli elementi utili all'invio del modulo stesso, ovvero: denominazione dell'ufficio del servizio che lo accoglie, numeri di fax o e-mail al quale inviarlo, numero di telefono cui chiedere eventuali informazioni.
È compito di ciascun servizio sociale e/o sociosanitario competente per la protezione e tutela dei minori sul territorio fornire tale scheda di accesso alle scuole, anche prevedendo dei momenti specifici di presentazione ai dirigenti e agli insegnanti.