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Scheda 3. Condizioni familiari carenti

 

Il problema

Alcune delle situazioni di disagio rilevate dagli insegnanti sono riconducibili a situazioni di sofferenza del bambino legate all'ambiente socio-familiare.
Gli strumenti a disposizione per leggere in modo adeguato la complessa realtà odierna sono spesso insufficienti e sempre fatalmente in ritardo sull'evoluzione della società. L'ambiente sociale di oggi è pluralistico dal punto di vista culturale e degli stili di vita. Il pluralismo è certamente un valore, così come sono dei valori la tolleranza e il rispetto per le differenze. Ma il rispetto delle diversità non impedisce che, in un determinato contesto, si possano individuare modi di essere del tessuto familiare di provenienza che appaiono inadeguati o carenti nell'ottica del migliore interesse del bambino e/o del ragazzo. Gli insegnanti sono tra i primi a cogliere indicatori di una attenzione scarsa o sviante prestata al bambino da parte dell'ambiente adulto di riferimento (la famiglia, in primo luogo).
Tali indicatori possono essere:

  • alunni con igiene approssimativa, o con un abbigliamento trascurato, oppure, al contrario, fin troppo ricercato e quindi inadatto alle attività scolastiche.
  • scarsa autonomia del bambino, o ridotta competenza in attività che "normalmente" si apprendono in famiglia (vestirsi, lavarsi, allacciarsi le scarpe…);
  • difficoltà a relazionarsi serenamente con adulti;
  • difficoltà a comprendere e rispettare regole di convivenza;
  • compiti a casa fatti con sistematica trascuratezza;
  • ritardi sistematici nell'arrivo a scuola;
  • corredo scolastico incompleto e trascurato.

È chiaro che questi segnali, di per sé, se giustificano percorsi di attenzione a livello scolastico (nei consigli di classe, per es.) o nei rapporti scuola-famiglia, non sollevano l'esigenza di avviare forme di presa in carico presso i servizi. Tuttavia può essere utile che insegnanti e operatori sociali e  sociosanitari possano condividere informazioni e processi idonei a promuovere il benessere e l'autonomia dei bambini, anche coinvolgendo le famiglie, in chiave di collaborazione educativa e di prevenzione del disagio.
Ciò vale a maggior ragione, naturalmente, quando il complesso dei segnali fa sospettare che l'impegno scolastico dal ragazzo sia compromesso dalla necessità di sottoporsi a forme di lavoro precoce. Difficili condizioni familiari e lavoro precoce sono infatti tra le cause principali dell'evasione scolastica e, più in generale, della dispersione scolastica, intesa in senso esteso. Anche se tali problemi colpiscono soprattutto - nel nostro territorio - le fasce d'età successive, è indubbio che i campanelli d'allarme suonano fin dalla scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado, ed è a tale livello che si deve collocare l'azione preventiva.

 

Che cosa fare

Definire quanto le situazioni prima ricordate, connesse al contesto sociale di provenienza del bambino o ragazzo, rappresentino un "problema" per la sua crescita, è sempre molto delicato, in quanto può comportare esprimere giudizi di valore su realtà sociali, culturali, familiari e personali di cui si sa poco, e comunque protette dal diritto di privacy.
Naturalmente episodi di trascuratezza materiale come quelli ricordati possono essere del tutto insignificanti, se il rapporto complessivo con i genitori è sano; ma non tenere conto di tali situazioni o sottostimarne la portata può far perdere preziose opportunità di intervenire su una situazione che potrebbe rivelarsi di rischio.
Perciò può essere utile:

  • discutere delle problematiche di questo tipo all'interno della scuola, sia tra gli insegnanti della classe, sia eventualmente con altri insegnanti della scuola, al fine di mettere meglio a fuoco il problema e soprattutto condividere le ipotesi sulla natura del problema stesso. Anche in questo caso (come segnalato nella Scheda 1), potrebbe essere utile per gli insegnanti potersi confrontare con qualche soggetto esterno all'ambito scolastico, per individuare iniziative che migliorino o almeno rendano possibile il rapporto con le famiglie più difficili da raggiungere;
  • promuovere, nei confronti delle famiglie in questione, l'informazione e la sollecitazione ad aderire alle iniziative formative e di socializzazione che il territorio offre sui temi della genitorialità, sulle problematiche educative, ecc.;
  • laddove si evidenzino problemi che richiedono la messa in atto di interventi di tipo sociale e/o sociosanitario, è importante coinvolgere il servizio competente sul territorio per la tutela e protezione dei minori, così da approfondire la conoscenza del problema e co-costruire un progetto di intervento che coinvolga scuola e servizi, e si estenda a tutte le altre risorse presenti (volontariato, associazionismo, gruppi di famiglie, ecc.). Tali interventi si tradurranno, in molti casi, in misure di supporto alla famiglia (comprese misure di sostengo economico); ma si può pensare anche a interventi socio-assistenziali con ricadute diretta in chiave educativa: assistenza domiciliare fatta da educatori a sostegno del bambino; forme di "doposcuola" gestite dal privato sociale, ecc.. In questi casi è opportuno che la scuola venga coinvolta nei momenti di monitoraggio e valutazione e che l'insegnante possa sostenere le misure adottate con opportuni interventi educativi e didattici in classe.

 

Scuola e servizi: come collaborare

Oltre alle procedure indicate nella Scheda 1, che valgono anche per le problematiche presentate in questa Scheda, ogni qualvolta si ravvisa l'opportunità di coinvolgere i servizi sociali e/o sociosanitari del territorio nella messa a punto di un progetto condiviso, può essere utile:

  • attivare uno specifico canale di informazione tra scuola/insegnanti e servizi/operatori del territorio a cui fanno capo le iniziative di promozione del benessere e/o di prevenzione del disagio sui temi della genitorialità e delle funzioni educative, o che sono comunque coinvolti nella loro realizzazione. Devono essere identificate le persone di riferimento e si deve curare l’aggiornamento e la completezza delle informazioni;
  • fornire alla scuola, da parte dei servizi competenti, adeguato materiale informativo relativo alle iniziative di cui sopra, così che gli insegnanti stessi possano essere messi in condizione di orientare le famiglie ad usufruire di tali opportunità. La scuola può utilmente attivarsi per richiedere ai servizi detto materiale;
può facilitare la comunicazione tra scuola e servizi il fatto che questi ultimi raggruppino le diverse iniziative rivolte ai genitori in un calendario unificato che copra l'anno scolastico o porzioni significative dell'anno, in modo da poter essere fatte circolare più agevolmente nelle occasioni di incontro tra insegnanti e famiglie. Il proliferare di volantini o dépliant  sulle singole iniziative può infatti ingenerare confusione tra gli utenti del servizio scolastico.