Garante regionale dei diritti della persona
del Veneto
Attività di promozione, protezione e pubblica tutela dei minori di età
L’attuazione della CRC in Italia: le rilevazioni evidenziate nel 3° rapporto di aggiornamento dal Gruppo di lavoro per la CRC

L’importanza delle rilevazioni su base esperenziale per una misura dell’effettività dei diritti dei minori di età, così come affermati dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo del 1989.

Il documento illustrato nel corso del seminario pubblico del 1 ottobre u.s. tenutosi al Centro diritti umani dell’Università di Padova, rappresenta il terzo rapporto annuale di aggiornamento che il Gruppo di lavoro sull’attuazione della la Crc in Italia, nell’ambito del processo di monitoraggio intrapreso da questa rete di ONG, rende dopo la presentazione avvenuta nel 2001, al Comitato Onu di Ginevra sui diritti del fanciullo, dell’originario rapporto che si qualificava come supplementare rispetto a quello poco prima presentato dal Governo italiano in ottemperanza agli obblighi che gli discendono dalla ratifica della Convenzione Onu.

Un rapporto, questo terzo di aggiornamento che, secondo i propositi del Gruppo di lavoro - rappresentato in questa occasione da Arianna Saulini -, non vuole essere solo un momento di denuncia delle carenze del nostro sistema, quanto piuttosto un’occasione per avviare un confronto con le istituzioni che nel nostro paese sono responsabili delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza, alla luce di un monitoraggio indipendente e condiviso con le numerose ONG che lavorano per la promozione e la tutela dei diritti dell’infanzia in Italia.

Sul fronte dei diritti delle persone e su quello dell’effettività degli stessi, così come ha sottolineato il Pubblico Tutore dei minori del Veneto nel suo intervento di apertura del seminario, c’è una stretta interdipendenza tra il ruolo delle pubbliche istituzioni ed il mondo delle ONG, le quali, talvolta a livello locale, sotto forma di associazioni di volontariato, talvolta a livello sopranazionale, si pongono come interlocutrici rispetto alle prime, partecipando al dibattito ed al confronto su teorie, dottrine e sistema dei valori.

In particolare, gli approfondimenti proposti nell’occasione pubblica sopra ricordata, hanno riguardato due temi oggetto di osservazioni nel rapporto stesso:

  • lo sfruttamento del lavoro minorile in Italia
  • e l’abuso ed il maltrattamento dei minori intra ed extra familiare.

Quanto al primo focus, a cura di Fosca Nomis, è stato sottolineato come il problema del lavoro minorile si ponga come una questione complessa ed articolata, che richiede una valutazione attenta anche al fine di elaborazione di policy.
Inteso come lavoro precoce, vale a dire come impiego lavorativo del minore al di sotto dei 15 anni di età, sembra riguardare, nella maggior parte dei casi, collaborazioni nelle attività o imprese di famiglia; proporsi prevalentemente sotto forma di lavori occasionali o stagionali; l’essere diffuso tra minori con percorsi scolastici a rischio.
Le dimensioni del fenomeno sono, perdipiù, controverse: gli studi succedutisi nel tempo (Censis, 1991; Unicef, 1993; Mattioli, 1996; ISTAT, 2002; Ires – Cgil, 2005) propongono stime e parametri non convergenti.

Quanto al fenomeno dei casi di abuso sessuale e maltrattamento intra ed extra familiare del minore di età, risulta complessivamente sottovalutato in Italia, e non compreso il danno che deriva ai bambini nel breve, medio e lungo termine.
Questioni queste che, come sottolineato da Fanny Marchese nell'intervento reso nel seminario sopra ricordato, si intrecciano con il coinvolgimento processuale del minore: nel processo penale ordinario in qualità di vittima, ed in qualità di minore di età, in un procedimento civile avanti il Tribunale per i minorenni qualora sussistano le condizioni per incidere sulla titolarità della potestà genitoriale esercitata nei confronti del minore.
Tutta da approfondire la questione della violenza assistita, sia per quanto riguarda la rilevazione dei casi che la valutazione del danno e la cura.

Le criticità rilevate nel rapporto dal Gruppo di lavoro sulla Crc interpellano le istituzioni pubbliche sull’elaborazione di azioni e prassi che permettano una migliore attuazione dei diritti dei minori di età tutelati nella Convezione Onu.
Su questo fronte, si colloca lo sforzo intrapreso dal Pubblico Tutore dei minori del Veneto nel promuovere un’interpretazione moderna e non formale dell’ascolto del minore che vive lontano dalla propria famiglia, che ha bisogno di chi lo rappresenti, vale a dire di un tutore legale che concorra con il sistema dei Servizi sociali ad un accompagnamento tutelante ed educante del minore.
Tema dell’ascolto che implica anche il tema di come rendere effettivamente gli adolescenti partecipi e consapevoli della cittadinanza, sia nel contesto loro proprio che nei confronti delle istituzioni.
Da qui un nuovo fronte di impegno per l’Ufficio regionale del Veneto: la elaborazione di sperimentazioni che consentano di realizzare il dialogo fra adulti e adolescenti, nel segno di un ascolto che non è un meccanismo istituzionale, ma strumento di reciprocità.

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